venerdì 5 aprile 2019

Intervista a Pierluigi di Colloredo Mels


Intervistiamo il presidente della associazione culturale internazionale Artistocrazia Europea, il Conte Prof. Pierluigi Romeo di Colloredo Mels (e ville annesse), classe 1966, uomo di straordinaria cultura, archeologo ed egittologo, autore di oltre 40 libri di storia militare, discendente da una importantissima famiglia nobile friulana, sia feudale che militare, che ebbe importanti incarichi nel Patriarcato di Aquileia e poi nel Sacro Romano Impero, fino ad ottenere il titolo di principi. Fra gli antenati, vi furono generali e feldmarescialli, ambasciatori, ministri e cancellieri, vescovi e cardinali: Girolamo Colloredo fu governatore imperiale della Lombardia e Hieronymus Vescovo di Salisburgo. Marchesi di Santa Sofia, Conti e poi Principi del SRI, possedettero torri, castelli, ville e palazzi (alcuni ancora di loro proprietà) e sono membri del Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM), ininterrottamente, da oltre 500 anni. Ben sei Cavalieri Colloredo parteciparono alla epica e santa battaglia di Lepanto, e la metà morì eroicamente in combattimento. Pierluigi Colloredo è uomo dal carattere molto forte, diremmo asburgico, e dalla idee assolutamente chiare, da vero Ufficiale dei Granatieri di Sardegna (le vecchie Guardie della Real Casa Savoia), ma anche generoso, elegante e disponibile come si addice ad un vero gentiluomo.




Lei è esponente di una antica famiglia... Che cosa significa essere nobile nel 2019?

Avere un retaggio, delle tradizioni, il dover essere all'altezza di chi ci ha preceduto: ciò che i romani chiamavano mos maiorum. Io ho sempre presente che il mio stemma non era nato per essere esibito su carrozze o in saloni da ballo, ma per essere dipinto su uno scudo. E la vita è una lotta nella quale non si può seguire che una sola via: quella dell'onore. E che un gentiluomo non deve accettare compromessi.



Lei è un ricercatore storico particolarmente prolifico. Cosa ne pensa della scarsa considerazione che ha oggi la storia nella società e nella scuola?

Chi controlla il passato controlla il futuro, scriveva George Orwell in "1984". Per questo oggi la storia è tanto manipolata: conoscerla è pericoloso per chi vuole imporre un pensiero unico a livello globale. Stravolgere la storia- che è sempre complessa e non univoca- vuol dire tagliare le radici di un popolo, di una Cultura, di una Civiltà. Specialmente da parte di determinate parti politiche che con la falsificazione cercano di imporre una interpretazione partigiana e caricaturale, fideistica e manichea fatta di "buoni" e  di "cattivi", e guai a chi dissente: pena la reprimenda di essere revisionista o peggio. Cosa che mi è capitata da poco.



Lei è stato fortemente contestato dalla estrema sinistra comunista per una conferenza dedicata ai martiri delle foibe. Ci racconti cosa è successo...

Appunto. Quando venni invitato dal Comune di Massa a parlare in occasione del Giorno del Ricordo, tutto il cascame veterocomunista e non massese, dall'anpi alla cgil, dal pd ai 5stelle ai kompagni  di un'occupazione abusiva mi hanno praticamente processato in piazza, senza ovviamente aver mai letto una sola mia riga- probabilmente non hanno letto una sola riga di un libro di storia- gridando al fascista di Casapound ed alla lesa resistenza. Dimenticando chi ha riempito di cadaveri le foibe istriane, ovviamente. Particolarmente colorita una deputata pd locale che voleva nientemeno presentare un'interrogazione parlamentare. Anche quando alla fine ho scelto di non parlare, per evitare la strumentalizzazione di un crimine agghiacciante come la pulizia etnica e la distruzione del l'italianità dell'Istria (che era la XX regione dell'Italia augustea, Venetia et Histria, altro che "invasione fascista"!) i sinistri sono scesi in piazza lo stesso, anche se c'erano più  sigle che partecipanti...




Archeologo, esperto di araldica, appassionato di antropologia ed esoterismo. Che valore ha la simbologia nella storia della umanità?

È fondamentale. Simboli ed allegorie sono ovunque: in una chiesa medievale, nella Commedia dantesca, nell'araldica, in una pagina di Goethe come in un'opera del Borromini, penso alla Fiamma che corona la cupola di S.Ivo alla Sapienza... In una parola: la Tradizione  Viviamo ancora in un mondo "velato da allegorie e svelato da simboli" anche se sempre meno sanno riconoscerli ed interpretarli.




Cosa consiglia a chi, non nato nobile, si vuole avvicinare al mondo della cavalleria?

Sviluppare il proprio io ed imparare più che a condividere a vivere taluni valori: l'onore, il dovere, il sacrificio, la dignità. La cavalleria è devozione, non ambizione. È spirito di sacrificio, non caccia alla decorazione o al mantello colorato. Chi entrava, per esempio, nell'Ordine di Malta al tempo delle Carovane faceva voto di castità, povertà, ubbidienza, e sapeva benissimo che per la Fede avrebbe potuto uccidere ed essere ucciso. Ma anche che come ospitaliere avrebbe dovuto essere al servizio del "Signor Malato". Mutatis mutandis il senso è ancor oggi questo. Disciplina, sacrificio, devozione. La cavalleria era ed è questo.




Quali idee, iniziative e progetti di Aristocrazia Europea per il futuro?

Crescere sempre più culturalmente e spiritualmente nel solco delle Tradizioni europee, essere sempre più presenti nell'aiutare chi ne ha bisogno- far conoscere cosa voglia dire essere nobili non solo di sangue ma in primis d'animo nell'epoca del kali iuga, come direbbe Evola, per tornare alla questione del simbolismo!



Intervista a cura di Gianni Spina (giornalista Free Press, AFI, La Nazione)