Questo è il solo blog ufficiale della associazione culturale internazionale Aristocrazia Europea.
martedì 31 luglio 2018
venerdì 27 luglio 2018
Intervista a Patrizio Tomassini Paternò Leopardi
Intervista a Patrizio Leopardi di Costantinopoli
di Redazione, 26 luglio 2018UNA CONVERSAZIONE CON UN PRINCIPE BIZANTINO
intervista a cura di Giovanni Cavallanti Ferrero
Il Principe Patrizio Tomassini Paternò Leopardi
– Conte di Montelupone e San Leopardo, Marchese di Montaperto, Conte
Palatino del Regno di Polonia, Nobile del Regno di Aragona – ci riceve
in campagna, nelle sue terre marchigiane, intento a ispezionare vigne e
bestiame al pascolo. Si, Sua Altezza Imperiale, Sir Patrick, discendente
della dinastia Giustiniana Heracliana di Costantinopoli, è un principe contadino,
persona di grande semplicità e straordianria umanità, che guarda alla
sostanza delle cose: 55 anni, imprenditore agricolo, ma anche regista
che ha girato tutto il mondo, profondo studioso di storia, ovviamente
bizantina, ma anche templare, dopo un lungo percorso filosofico e
spirituale, ha recentamente deciso di tornare alle orgini della sua
famiglia, convertendosi alla Ortodossia cristiana.
Sarà
infatti battezzato (ribattezzato, visto che lo era già da cattolico), il
prossimo 28 ottobre, dal Vescovo Silvano Livi, Eparca (ovvero capo)
della Chiesa Greco Ortodossa Tradzionale in Italia, nel Monastero di San
Serafino di Sarof, appena sopra Pistoia. Nella stessa giornata, il suo
primo cugino, il Conte Ezra Annibale Paterniano Foscari Widmann
Rezzonico (Nobile Dogato e Patrizio Veneto, Conte di Noventa, Zellarino e
San Bruson, Barone di San Paterniano, Somareg e del SRI, Conte di
Ortenburgo e del SRI, attuale presidente della associazione culturale
internazionale Aristocrazia Europea) sarà “incoronato e benedetto
Principe Porfiriogenito”, ovvero nominato Capo della Augusta Casa
Imperiale, con il sigillo sacrale ed il riconoscimento ufficiale del
Patriarcato Greco Ortodosso, legittimo erede della tradizione religiosa
costantinopolitana.
Cosa vuol dire essere un principe bizantino oggi? Quali obblighi ha e come si rapporta con la moderna quotidianità? Essere un principe bizantino al giorno d’oggi è, innanzitutto, rispetto per la propria famiglia, le proprie radici e l’educazione ricevuta, ma anche testimonianza, quotidiana e concreta di storia, simboli e, sopratutto valori fondamentali per la nostra civiltà. Questo stile di vita, oggi giorno, non viene più apprezzato e capito, anzi, spesso viene frainteso, perché giudicato sorpassato, ma, in realtà è semplice e profondo rispetto di se stessi, degli altri esseri viventi e della natura uniti in una armoniosa gerarchia cosmica divina.
Cosa c’è ancora di attuale e di valido nella storia, nella organizzazione metapolitica e nel concetto di Impero Romano? Nella
Roma imperiale, come nel medioevo, si partiva per una battaglia con lo
spirito di conquistare qualcosa di importante, non solo materiale ma
sopratutto spirituale, e spesso la priorità èra una giusta causa: la
famiglia, la terra, la libertà. Dell’impero vanno ripresi questi valori e
gli ideali universali di ordine dei diversi, che è vera convivenza fra
popoli e religioni, nel reciproco rispetto dellem identità.
Cosa ne pensa dell’attuale crisi della Chiesa Cattolica e perchè ha deciso di convertirsi alla Ortodossia Greca Orientale? Ritengo
che una persona debba approfondire la propria appartenenza religiosa,
la storia della propria chiesa, quella della Città Santa di Gerusalemme
ma anche delle religioni precedenti, pre cristiane e pagane, e di quelle
diverse dalla nostra. Innanzitutto sono partito da una rilettura dei
testi sacri biblici, ufficiali ed apocrifi, naturalmente in italiano, ma
anche in latino, greco ed aramaico, proprio per cercarne di capirne di
più le differenze e le sfumature, e poi di tutti i principali
commentari, scritti, nel corso de secoli da studiosi, filosofi, dottori
della chiesa, spesso divenuti Santi. Da questo lungo percorso di studio,
anche dei vari concili e scismi, è nato il mio avvicinamento, culturale
e spirituale, alla Santa Chiesa Ortodossa Orientale Costantinopolitana.
La evidente crisi di identità della Chiesa di Roma ed il crescente
smarrimento di tanti fedeli cristiani cattolici occidentali, mi sta
dando ragione, ma io rimango uomo di continua ricerca e dialogo.
Lei è profondamente legato alla simbologia, alla musica ed alla spiritualità dei Cavalieri Templari, cosa ci può dire in merito? Sono
appassionato, da sempre, alla musica Gregoriana, alla storia del Medio
Evo e della cavalleria cristiana. Da giovanissimo sono entrato in
contatto con i più autorevoli maestri internazionali delle scuole
templari, riconoscendomi negli insegnamenti spirituali e nelle rigide
regole di vita dei “poveri cavalieri del Tempio e di Cristo”. Una
missione, quella della difesa della verità e della giustizia, dei poveri
e dei pellegrini, ancora valida ed attuale.
La
vostra famiglia ha annunciato la rifondazione ed il rilancio dei vostri
storici e legittimi ordini cavallereschi, con quali finalità? Abbiamo
deciso di riprendere le antiche istituzioni nobiliari e cavalleresche
di famiglia, oltre che riunire e riordinare il nostro importantissimo
archivio storico, araldico, genealogico di famiglia (circa diecimila
libri e oltre ventimila documenti, dei quali diverse centinaia
originali, antichi e preziosi, ora collocati in quattro sedi in tutto il
mondo) per continuare l’opera dello zio, il Principe Don Hugo Josè. In
particolare stiamo rivedendo e aggiornando, alle nuove esigenze del
mondo contemporaneo, gli statuti degli Ordini Imperiali della Corona
Heracliana (ordine nobiliare) e della Guardia d’Onore di Santa Sophia
(ordine militare) e, certamente, fra le finalità vi è il concreto
sostegno alla presenza cristiana in Medio Oriente ed ai fratelli
cristiani oreintali (siriani, irakeni, egiziani ma anche palestinesi e
turchi) discriminati, perseguitati, spesso martirizzati, abbandonati e
dimenticati da questa Europa decadente, ipocrita e vile.
martedì 24 luglio 2018
venerdì 20 luglio 2018
Eventi "aristocratici"...
Quattro distinti appuntamenti che vedono protagonisti amici di Aristocrazia Europea: il Conte Alessandro Calvi di Bergolo, il Nobile Mario Dalla Torre, il Conte Ezra Foscari Widmann Rezzonico, il Principe Patrizio Tomassini Paternò Leopardi ed il Conte Claudio Savoldi Bellavitis.
Intervista alla vice presidente di Aristocrazia Europea
Consul-Press intervista Lali Panchulidze
La Georgia è un piccolo stato indipendente del Caucaso,
schiacciato fra Russia e Turchia, terra eurasiatica di confine e di
passaggio, nazione ricca di storia e tradizioni. I georgiani sono un
popolo estremamente fiero, con una profonda specificità culturale,
linguistica e religiosa, e con un indomito spirito guerriero, rafforzato
da secoli di guerre per difendere la loro patria cristiana dalle
invasioni persiane, mongole e turche. La Georgia è una repubblica ma
molto forti e radicate sono le simpatie monarchiche della popolazione, e
la locale Chiesa Ortodossa autocefala, molto influente, continua a
sostenere pubblicamente il ritorno della monarchia, come simbolo e
garanzia della unità e identità nazionale.
La dinastia dei Bagratidi – Bagratuni
è la più antica della cristianità ed i suoi vari rami hanno governato i
diversi regni di quella turbolenta regione, per oltre duemila anni, e
molti sovrani, santificati dalla
Chiesa Ortodossa, sono ancora venerati in centinaia di chiese e
monasteri. La Georgia (terra di San Giorgio, appunto, Santo
Megalomartire, Patrono di tutta la cavalleria cristiana) è veramente
affascinante e misteriosa, con una natura ancora selvaggia, miti e
legende che partono dagli Argonauti ed il Vello d’Oro, fino ai cavalieri
Templari Tazrelebi, il cui vessillo crociato di Gerusalemme è bandiera
nazionale, e le cui gesta vengono cantate durante i tradizionali
banchetti e brindisi (supra tamada), bevendo il famoso vino invecchiato
negli otri di terracotta interrati, che secondo gli studiosi, viene
prodotto da 8 mila anni. Una delle più attive promotrici della Georgia
in Italia, è certamente la incantevole Mandilosani Lali Panchulidze Aznauri, rara
bellezza eurasiatica, 33enne presidente della associazione culturale
ACIGEA, discendente da una antica famiglia nobile ortodossa,
rappresentante della Real Casa Bagrationi di Imereti (Georgia, Armenia e
Cilicia) e dei relativi ordini cavallereschi, alla quale facciamo tre
brevi domande.
***
1) Perché organizzare una delegazione della Casa Bagrationi in Italia? - Noi
siamo autentici patrioti ortodossi, innanzitutto, ci rivolgiamo alla
numerosa comunità georgiana e armena presente in Italia,
secondariamente, Sua Altezza Reale il Principe Irakli, tiene molto, come
me, a far conoscere la nostra storia e cultura, a promuovere le nostre
tradizioni ma anche il turismo, le opportunità di investimento e
commercio, ed i nostri prodotti di eccellenza, a partire dal vino. Poi
vogliamo portare avanti il dialogo religioso fra cristiani orientali e
cattolici occidentali, sostenere i fratelli perseguitati nella vicina
Siria, difendere i nostri luoghi di culto e monumenti storici
dall’abbandono e dalla distruzione. Questo è lo spirito che anima la
delegazione italiana della nostra amatissima Casa Reale, ed i generosi
cuori delle Dame e dei Cavalieri del Reale Ordine dei Santi David e
Costantino, principi georgiani e martiri cristiani. Interpretiamo, in
senso moderno, la cavalleria cristiana e templare, ma sempre alla luce
della Tradizione.
2)
La sua famiglia non è semplicemente georgiana, ma di origine bizantina,
e nobilitata anche dagli zar di Russia, con il titolo di conti, per
meriti militari. Ho letto anche di un suo antenato ufficiale russo
bianco, trasferitosi a Parigi, dopo la rivoluzione bolscevica, e morto
come sacerdote ortodosso… Si
la mia famiglia ha una storia lunga e complessa, anche per questa
vocazione eurasiatica, ho accettato il ruolo di vice presidente della
associazione culturale Aristocrazia Europea, con delega alle relazioni
internazionali, per unire i migliori rappresentanti della nostra civiltà
cristiana. La nobiltà georgiana e armena ha una tradizione antichissima
e solida, ma ha vissuto le grandi tragedie della storia, e le nostre
famiglie fanno una vita estremamente semplice e sobria, tante volte
persino modesta, ma abbiamo sempre alimentato la nostra cultura, una
rigida educazione e la nostra fede religiosa. Comunque, io non ho alcun
merito per le glorie passate dei mie antenati, e voglio essere giudicata
per quello che sono e per quello che faccio.
3) Abbiamo letto i prestigiosi nomi delle nuove dame e dei nuovi
cavalieri della Casa Reale di Georgia, complimenti: aristocratici,
dignitari dell’Ordine di Malta, docenti universitari, due colonnelli,
tre sacerdoti, un parlamentare europeo ed il vice presidente del Senato…
Quali le prossime iniziative? Fra le nuove
consorelle, voglio citare tre carissime amiche come la compatriota
Mandilosani Tea dei Principi Japaridze, la neurologa Rosanna Chifari
Negri (vera scienziata e donna di straordinaria umanità) e la famosa PR
Criss Egger (esperta internazionale di moda, lusso e grandi eventi),
tutte e tre impegnatissime in iniziative culturali e di solidarietà, tre
donne di valori sicuri e sicuro valore. Ma ognuno dei membri della
delegazione andrebbe adeguatamente presentato e ringraziato, tutte
persone assolutamente meritevoli. Stiamo organizzando, prima di Natale,
una prima visita di SAR il Principe Irakli Bagrationi Imeretinsky in
Italia, esattamente a Roma, Venezia, Milano e Genova. Ci saranno
incontri ufficiali, cerimonie religiose e cavalleresche ed i relativi
pranzi d’onore e beneficenza. Al di fuori di questo evento eccezionale,
continueremo con i nostri incontri culturali, artistici e musicali, e
con le presentazione di libri tematici. Infine, voglio precisare che la
nostra delegazione comprende anche la Svizzera ed il Principato di
Monaco dove stiamo organizzando due vicariati, la Repubblica di San
Marino, la Santa Sede ed il Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM), con
i quali stiamo intessendo importanti relazioni, ed il Parlamento
Europeo, con il quale abbiamo incominciato a collaborare per rafforzare i
rapporti diplomatici e commerciali con la Georgia e l’Armenia che,
ricordo, non fanno parte della Unione Europea.
http://www.consulpress.net/georgia-e-italia-oltre-due-millenni-di-storia-di-tradizioni-di-cristianita/
giovedì 19 luglio 2018
Riunione Conviviale
Mercoledì 25 luglio, ore 18.30 a Milano
APERICENA IMPERIALE d'ESTATE
"Birreria-Trattoria Pepe Nero",
Via Rivoltana 33 a Segrate
(Novegro-Idroscalo, di fronte al Luna Park)
riunione informale dei membri ed amici della
Casa Imperiale Leopardi di Costantinopoli
Incontro con Mario Dalla Torre
“Non si può guarire il corpo, senza guarire l’anima” (Platone)
Giovedi 26 luglio, ore 18.00, Viale Bianca Maria 3, Milano
Studio Legale Avv. Renato Maturo
Incontro
culturale-filosofico-spiritual e con
MARIO DALLA
TORRE
(bioterapeuta, operaore olistico, pittore bioenergetico e scrittore)
martedì 17 luglio 2018
Interessante articolo sul Corriere della Sera
Esistono ancora le buone maniere e le regole di società delle famiglie di grande lignaggio? Poco o nulla ci dicono alcuni nobili con i capelli bianchi. Ecco perché (di Marisa Fumagalli)
Gli aneddoti valgono per quel che valgono. Ciò detto, citiamone uno, tratto dal blog Olgopinions
dell’ultraottantenne contessa e cronista mondana Olghina di Robilant.
Riguarda Amedeo di Savoia Aosta, l’eroe dell’Amba Alagi (1898-1942). «A
Torino — scrive — quando venne invitato a un cenone di aristocratici e
si accorse che il servitore di colore intento a porgere i vassoi con
giacca da domestico era un sovrano somalo (o forse etiope) che lo aveva
tenuto prigioniero durante le guerre italo-africane, Amedeo scattò in
piedi, costringendo gli ospiti a fare altrettanto, e dichiarò: “Mi avete
salutato con un inchino, allora vi prego di fare altrettanto con Sua
Maestà, che vi ha appena servito a questa tavola”. Il che avvenne con
l’imbarazzo di tutti». Seguono le considerazioni di Olghina su chi ha o
no la stoffa del vero aristocratico. Oggi, soprattutto, anche se i
titoli nobiliari in Italia sono stati aboliti nel 1948.
Più che la classe di nascita a certi rampolli interessa il dio denaro
Già,
che cosa resta delle buone maniere e delle regole di società delle
famiglie di grande lignaggio? Dei comportamenti consoni alla Cifra
Reale, per dirla con il titolo di un libro di storia e memoria,
pubblicato dal nipote di Amedeo di Savoia Aosta? Porta lo stesso nome,
il Duca contemporaneo, e ha 74 anni. Un’ala dei monarchici tricolore ha
sempre tifato per lui, contrapponendolo al cugino Vittorio Emanuele,
figlio dell’ultimo re d’Italia, Umberto II. Al telefono da Pantelleria
(dove si sta occupando di vite e vino assieme alla seconda moglie Silvia
Paternò di Spedalotto), esprime la sua opinione sull’argomento. Al
quale, Amedeo è sensibile come altri nobili avanti in età. Al netto
delle eccezioni, infatti, i giovani aristocratici si adeguano facilmente
al nuovo corso. Insomma, più che la classe di nascita a certi rampolli
interessa entrare nel regno del dio denaro. «I tempi sono cambiati —
ammette il Duca d’Aosta —. Diversamente da altri Paesi dove
l’aristocrazia è rispettata ed ha ancora un ruolo, in Italia la
tradizione, vanto della grandi famiglie, rischia di diventare un inutile
cimelio. I capisaldi dell’educazione severa, il senso dell’autorità
riconosciuta, vanno perdendosi. Ma questi valori non riguardano soltanto
noi. Sono trasversali. Oggi, capita spesso di trovarli nelle società
contadine». «Un vero aristocratico — continua il Duca — dovrebbe tenere
molto alla memoria, alla conservazione dei beni tramandati. Anche a
costo di sacrifici. Inorridisco di fronte a chi vende i quadri di
famiglia per comprarsi la Ferrari… Plaudo invece a chi ha capitalizzato
le proprie terre per avviare esemplari produzioni vinicole. In Toscana,
dove ho la mia residenza, ci sono importanti famiglie nobili che hanno
seguito con successo questa strada».
La vera nobiltà non consiste nel farsi chiamare altezza...
Le
piccole virtù di un autentico aristocratico? «Non dare del tu a tutti,
no alle pacche sulle spalle, portare un abbigliamento consono alle
occasioni e alle situazioni…». Eppure, alla voce «nobili irregolari»
troviamo figure leggendarie. Uomini e donne anticonformisti, tutt’altro
che compassati. L’importante è mantenere lo stile anche nella
trasgressione. E qui va ricordato l’estemporaneo bagno notturno nella
Fontana di Trevi di Olghina di Robilant, giovane: «Entrai vestita, dopo
aver scommesso 10 mila lire». L’episodio ispirò Fellini per una scena de
“La dolce vita” (1960). Comunque sia, «la vera nobiltà non consiste nel
farsi chiamare altezza, esibire diademi e coroncine…». Parola di
Olghina. Qualche anno fa, Raimonda Lanza di Trabia, ultrasessantenne, ha
firmato con la figlia Ottavia Casagrande il volume Mi toccherà ballare,
nel quale si narra la vita movimentata («Se avessi seguito le regole
non avrei fumato oppio… non avrei fuso 72 motori...») e la tragica fine
del padre Raimondo, suicida nel 1954 a Roma, lanciandosi nel vuoto da un
piano alto dell’Hotel Eden. Raimondo Lanza Branciforte, principe di
Trabia, nacque nel 1915 da una relazione adulterina del padre Don
Giuseppe; a causa delle leggi vigenti, rimase un «bastardo di lusso»
fino a 25 anni. Da ragazzino, tuttavia, visse in Sicilia con la nonna
Giulia Florio nel castello di Trabia, in mezzo a domestici in livrea,
sotto ferreo controllo; aveva perfino il confessore personale.
Gli aristocratici, nel nostro tempo, non hanno più una funzione
«Ben
altro fu il corso della sua esistenza — osserva ora la figlia Raimonda
—. Non l’ho conosciuto, ma so che era uno spirito libero, viveva a modo
suo. Rottura totale rispetto agli “intellettuali” nobili siciliani
dell’epoca. Un tipo modernissimo. Fu presidente del Palermo Calcio,
rimise in piedi la Targa Florio, e si cimentò con le corse in auto. Di
altri aspetti della sua vita narra un altro recentissimo libro, “Quando
si spense la notte”, firmato da mia figlia Ottavia». Dice ancora
Raimonda: «Mio padre era generoso, non faceva nulla per interesse. Non
esibiva il suo status. Era dotato di un forte senso dell’ umorismo;
credo di assomigliargli. Se penso, invece, a taluni cosiddetti nobili
d’oggidì… Che si prendono sul serio con i loro pranzetti, le case
aperte, l’etichetta di facciata… Ridicolo». «Gli aristocratici, nel
nostro tempo, non hanno più una funzione. Comunque, se hai un bel nome
lo si deve vedere dai fatti», chiude donna Raimonda, annunciando che sta
per andare a far pulizia nel giardino della sua casa, sulla collina
torinese.
Gaddo della Gherardesca abita a Milano ed è un nobile molto dinamico
Nel
mosaico degli aristocratici non può mancare Gaddo della Gherardesca,
discendente del conte Ugolino, personaggio cult della Divina Commedia
(«La bocca sollevò dal fiero pasto..»); la residenza di famiglia da 37
generazioni è il Castello di Castagneto Carducci. Ma lui, quasi
settantenne, abita a Milano ed è un nobile molto dinamico, pur legato
alle tradizioni. Presiede l’Associazione delle Dimore Storiche («Sono
35.000 le antiche case notificate da salvare»), network dove c’è spazio
per battaglie economiche e civili. «Le forme come segno di distinzione
degli aristocratici — nota —. La morale e l’etica sono l’architrave
delle buone maniere. Transitate, in verità, nella classe borghese. Dalla
morale discende il rispetto per il prossimo, l’etica riguarda i
comportamenti». «Oggi i costumi si sono imbarbariti — riflette —. Andare
alla deriva è facile. Viene meno un certo stile di vita poiché perdiamo
la memoria comune di cui dovremmo essere custodi».
Il vero significato di Aristocrazia...
Quando si parla di aristocrazia potrebbero
venire in mente colletti bianchi, abiti sfarzosi, capigliature sontuose e
balletti noiosi dentro un castello. Non è questa l’aristocrazia che si
vuole intendere.
Dal greco ἀρετή
gli aristocratici erano considerati “i migliori” o, con un’altra
accezione del termine, i più “idonei”. Ciò presuppone un termine di
paragone e pone la domanda in base a che cosa o a chi fossero i
migliori. Nella Antica Grecia gli aristocratici erano coloro che
possedevano una particolare virtù o delle qualità che permettessero di
operare azioni per qualcosa di buono e valido per la collettività.
Astraendo l’aristocratico è colui che celebra e si meraviglia
dell’eternità delle cose, è in equilibrio tra il dominare e
l’appartenere al tutto, e ha una forma di santa devozione verso la
verità, intesa come passione critica tesa verso la massima
manifestazione della concordanza tra tutti gli essenti. In una sola inferenza, l’aristocratico, il migliore, è chi non sa solo vivere, ma sa essere vita.
La verace virtù, che vuole quindi essere
l’aristocrazia dell’animo, è insita al processo stesso con cui la vita
si pone verso l’essere e che si rende sempre più apparente grazie
all’esperienza, catalizzata e trasmessa per mezzo
dell’insegnamento. L’educazione è infatti quella prassi che l’uomo ha
sempre intrapreso per spostare delle conoscenze da una generazione
all’altra, in modo tale da moltiplicare sempre nuove esperienze, anche
senza contrarle direttamente, e contribuire allo sviluppo di una vita
migliore. Si nota come i concetti di “vita” e “migliore” siano
strettamente legati all’educazione, poiché per avere una vita migliore
bisogna necessariamente essere educati alla stessa. Il sapere dell’educazione – paidéia o filosofia dell’educazione – è appunto l’insieme di tutte le conoscenze atte alla fioritura dell’individuo, preparandolo all’ideale di verità nel progetto di umanizzazione sociale.
Questo lavoro è oggi conferito a maestri e maestre,
professori e professoresse, che non si vedono più rispecchiare nel
compito di “educatori alla vita”, ma semplici fruitori di conoscenze
proprie nell’epistemologia della materia che trattano. La società non
conferisce a loro il compito di “preparare alla vita” e neanche ricevono
questo incarico dalla famiglia degli allievi, infatti i genitori sono
spesso restii a demandare l’educazione dei propri figli ad un semplice
professore. Non è del rapporto famiglia professori che si vuole parlare,
ma di cosa significa in realtà insegnare matematica, scienze, fisica,
inglese o qualsiasi altra materia, vista come narrazione di una parte
del reale. L’educazione è il compito degli insegnati e non è cambiato
dall’antichità: hanno sempre l’onore e l’onere di preparare alla vita, attraverso – non “sostituendosi a” – le materie del proprio insegnamento.
Sì, i professori hanno il mandato sociale di educare alla vita, per
mezzo dei paradigmi propri della materia che trattano e che
costituiranno gli strumenti di comprensione e valore dell’eterno vivere
per i futuri uomini sociali.
È proprio qui
che si pone il primo problematicismo della pedagogia, dimenticato con
l’insegnamento di massa che caratterizza i nostri giorni, avallato solo
da conoscenze nozionistiche e citazionalogia. Urge riprendersi questa
responsabilità per essere nuovamente credibili agli occhi di chi ha
demandato la missione dell’educazione, ovvero essere all’altezza del
compito. Ciò significa aver prima acquisito il saper vivere, accettato i
suoi compromessi e la sua potenza, la libertà e il rispetto che
comporta l’esistenza nel mondo, aver dimostrato quindi di essere “tra i
migliori”, aristocratici appunto.
Ogni materia che ci si appresta ad insegnare è
parte del comune vivere e la pedagogia, che soggiace e si sviluppa
attraverso essa, non può non tenere conto della virtù intrinseca che
necessita per poterla insegnare. I professori devono prima
avere dimostrato di essere aristocratici, di sapere ed essere vita
stessa: solo così possono preparare a questo compito intere generazioni
di futuri uomini e donne.
L’aristocrazia e la nobiltà d’animo sono la conditio sine qua non
per poter esercitare la professione più antica del mondo.
Dimenticarsene significa offrire agli studenti una comprensione della
realtà influenzata dal vizio del falso essenzialismo, il quale non
permette lo sviluppo di una popolazione che rifletta sulle conseguenze e
sulla virtù delle proprie opere, annebbiate da un sapere che non sa
interpretare l’alterità e per questo risponde con nevrosi, violenza o
sottomissione intellettuale.
Per insegnare è necessario essere tra i migliori.
Matteo Gazzitano
Aristocrazia e nobiltà...
(ASI) Solitamente questi due termini vengono usati come sinonimi. “Aristocratico” è una parola composta da due lemmi greci e cioè “aristos” (migliore) e “kratos” (potere). Nello schema degli ordinamenti politici teorizzati da Aristotele nella “Politica” l’aristocrazia è la seconda forma di governo, avente per degenerazione l’oligarchia (“potere dei pochi”); le altre due coppie antitetiche sono monarchia/tirannide e democrazia/oclocrazia.
Si
notino anche le discrepanze semantiche fra i due termini: se
“aristocratico” si può applicare tranquillamente anche ai modi di
comportarsi delle persone per indicare atteggiamenti raffinati e
signorili, “oligarchico” ha una connotazione negativa. Fin dall’antica
Grecia, infatti, si può constatare questo fatto: esempi ne sono il
governo oligarchico dei Quattrocento nel 411 a. C. e il regime del
Trenta Tiranni nel 404 a. C.
Nel
pensiero occidentale, dunque, è perpetrata l’equazione “oligarchie :
governo negativo” ma ha acquisito una connotazione più descrittiva solo
con la cosiddetta “teoria delle élites” secondo cui ogni governo è un
governo di pochi. G. Mosca e V. Pareto non si servivano esplicitamente
della parola “oligarchia”, ma R. Michels sì e disse che in ogni
organizzazione -ivi compresi i partiti politici- il potere si organizza
nelle mani di pochi. “Nobile” è un termine che deriva dal latino e più
precisamente dal verbo “noscere” (conoscere), quindi il nobile è colui
che deve essere conosciuto.
Da ciò è
passato a indicare una persona (o una famiglia) che, per nascita o
investitura sovrana, è in qualche modo privilegiata; l’aggettivo
“nobili”, inoltre, è frequentemente usato in senso sostantivato. In
campo semantico serve a indicare qualità morali come la generosità, la
bontà d’animo e la delicatezza. Può essere accostato a certi gaso in
ambito chimico in quanto essi non scambiano gli elettroni con nessun
altro elemento. Nell’antica Roma “i nobili” erano i cosiddetti Patrizi e
i letterati danno diverse interpretazioni di tale parola. Secondo
Plutarco i membri del Senato erano chiamati tali perché erano padri di
figli legittimi, perché erano in grado di indicare i rispettivi padri
(cosa non facile per chi si era trasferito nella nuova città ossia Roma)
o perché erano gli incaricati di prendersi cura dei cittadini più
deboli (come farebbe un padre).
Quest’interpretazione
ha una spiegazione mitologica e deriva dal personaggio di Patrone, uno
dei compagni di Evandro (l’alleato di Enea nell’ultima parte
dell’Eneide), sempre pronto a prestare aiuto ai bisognosi. Dionigi di
Alicarnasso fa risalire l’origine del termine ai tempi di Romolo:
quest’ultimo avrebbe suddiviso le persone in plebei e patrizi contando
fra i secondi quelli più noti per nascita, virtù e denaro. Tito Livio,
invece, sostiene la discendenza dei Patrizi dai 100 patres costituenti
il primo Senato ai tempi di Romolo. - G. R.
Riconoscimenti della Real Casa Bagrationi Imeretinsky di Georgia in Italia
Dame e Cavalieri della Casa Reale Bagrationi di Georgia
CAVALIERI (di Grazia):
Dott. Vincenzo Cortese
Avv. Nicolò Giordana
Dott. Giovanni Seia
CAVALIERI UFFICIALI (di Grazia):
Padre Kirioni Machaidze
Padre Michele Maria Pirotta
Avv. Domenico Frasca
Dott. Stefano Linati
Avv. Renato Maturo
CAVALIERI UFFICIALI
(di Giustizia):
Conte Diego Beltrutti di San Biagio
Conte Massimo Paltrinieri di Carpi
Conte Dott. Matteo Priori di Letino
Conte Dott. Nikoloz Vardanisdzev
Nob. Prof. Paolo Zampetti di Filattiera
DAMA UFFICIALE (di
Grazia):
Cristina Vittoria Egger
DAME UFFICIALI (di
Giustizia)
Nob. Tea dei Principi Japaridze Tavadishvili
Nob. Dott. Rosanna Chifari Negri
COMMENDATORI (di
Grazia):
Canonico Don Ivan Leto
Ing. Gianni Stefano Cuttica
Dott. Gianfranco Guerra
COMMENDATORI (di
Giustizia):
Marchese Stefano Durazzo di Gabiano e Pontivrea
Marchese Fabio Guasticchi di Cres
Marchese Prof. Giuseppe Parodi Domenichi di Parodi
Conte Cav. Alberto Uva
COMMENDATORI (di
Merito):
Barone Roberto Jonghi Lavarini
Barone Salvatore Lupo Migliaccio di San Felice
Conte Alessandro Romei Longhena di Bergantino
DAME di COMMENDA (di
Giustizia):
Principessa Francesca Lovatelli Caetani di Teano
Contessa Elena Manzoni di Chiosca e Poggiolo
GRANDI UFFICIALI (di Grazia)
Colonnello Valentino De Simone
Colonnello Angelo Vasta
GRANDE UFFICIALE (di
Giustizia):
Conte Avv. Cesare Vernarecci di Fossombrone d’Anjou della Verna
GRANDI UFFICIALI (di
Merito):
On. Mario Borghezio
Nob.Prof. Gianfranco Benedetto
Nob.Prof. Silvio Bolognini
Conte Ezra Foscari Widmann Rezzonico
Senatore Avv. Ignazio La Russa
Questi sono i meritevoli amici della Georgia, nominati, per diverso ordine e grado, Dame e Cavalieri del Reale Ordine (cavalleresco ed ecumenico) dei Santi Davide e Costantino
(Principi Georgiani e Martiri Cristiani), di legittima collazione della
Casa Reale Bagrationi, ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa
Apostolica Ortodossa di Georgia.
Alla Placca d'Argento (di Grande Ufficiale) corrisponde la Nobiltà
personale (non
trasmissibile), con i titoli tradizionali ortodossi georgiani di "Raindi
e Mandilosani", ed il trattamento di Suo Onore.
Il Generale Gran Maestro, Sua Altezza Reale il Principe Irakli Bagrationi Imeretisky (di Imerezia, Georgia, Armenia e Cilicia), su segnalazione di Suo Onore Mandilosani Lali Panchulidze Aznauri,
ha così voluto ringraziare,
in maniera ufficiale e simbolica, gli amici italiani promotori e
sostenitori della Reale Delegazione. All'annuncio di SAR, seguiranno le
lettere ufficiali di nomina "motu proprio" (a fine settembre), e,
prima di Natale, la cerimonia religiosa di benedizione e consegna dei
diplomi e delle onorificenze, che si terrà in Italia, in luogo e data
ancora da stabilire, e tutte le relative comunicazioni specifiche.
Segreteria Generale della Delegazione
Viale Bianca Maria 3, 20122 Milano
lunedì 9 luglio 2018
Gli antichi Regni caucasici cristiani dei Bagrationi: Imerezia, Georgia, Armenia e Cilicia...
Molti amici italiani ci chiedono
spiegazioni in merito all’attuale situazione della Famiglia Reale Bagrationi e
alla effettiva possibilità istituzionale del ritorno della Monarchia in Georgia. Il dato
fondamentale per capire gli attuali assetti dinastici e politici è, ci dispiace dirlo ma siamo obbligati a farlo,
il disastroso divorzio fra il principe David Mukhrani e la principessa Ana
Gruzinsky (figlia di Nugzar), che, nel 2013, ha impedito l’allora sicuro ripristino
della monarchia, fortemente sostenuto dal nostro Santo Patriarca Ortodosso, Ilia II.
Da allora, si sono
succeduti scandali e polemiche che hanno coinvolto i due ex coniugi,
facendo
perdere loro ogni credibilità, e indebolendo molto il partito
monarchico.
Per questo, oramai da alcuni anni, la maggioranza dei religiosi, dei
nobili, dei cavalieri templari e dei monarchici georgiani sostiene come
legittimo erede al trono della Georgia
unita: Sua Altezza Reale il Principe Irakli Bagrationi Imeretinsky (di
Imereti), Capo indiscusso della Casa Reale dell'antico Regno di
Imerezia (dal 2017). Il giovane, Irakli, persona seria, semplice e molto
religiosa, gode di un crescente consenso della popolazione georgiana,
soprattutto fra i giovani, e rappresenta una speranza per la difesa
della nostra storia, identità e unità nazionale. Recentemente, lo stesso
Irakli, è stato ufficialmente riconosciuto anche come legittimo erede
della Dinatia Reale Bagratuni ai troni di Armenia e Cilicia. Obbiettivo
metapolitico è la nascita di una moderna monarchia federale che
unisca i due storici stati cristiani del Caucaso, Georgia e Armenia,
simbolicamente sotto la Corona dei Bagrationi, la pià antica
dinastia sovrana della intera cristianità, dalle mitiche origini
bibliche. Tutto questo è assolutamente chiaro e noto in Georgia, e nelle
comunità georgiane e armene sparse nel mondo, ma non in Europa, dove, i
partigiani
degli altri due pretendenti, oramai completamente delegittimati in
patria, sono stranieri non
ortodossi, interessati solo al commercio di titoli e medaglie, e non
alla tutela
delle nostre bimillenarie tradizioni, tantomeno al ritorno della
monarchia ortodossa.
Montecarlo, Principato di Monaco
Lunedì, 9 luglio 2018
Conte Nikoloz Vardanisdzev Didebuli
giovedì 5 luglio 2018
Centro Studi Araldici
Il Centro Studi Araldici è stato costituito con atto notarile
pubblico il 16 settembre 2006 (Rep. N° 19277/14900) per sviluppare e
realizzare il progetto Stemmario Italiano ® ideato nel 1999 da Raffaele
Coppola e on line dal 2005.
Il Centro Studi Araldici resta un’istituzione privata senza scopo di lucro, composta da appassionati studiosi di araldica, che intendono promuovere questa antica disciplina.
A tal fine il Centro Studi Araldici opera su quattro livelli:
- riscoprire: ricerca storica di materiale, documenti, informazioni e conoscenze araldiche.
- preservare: raccogliere, ordinare, catalogare e conservare il materiale e le conoscenze araldiche reperite.
- divulgare: promuovere la conoscenza dell’araldica rendendo facilmente e liberamente accessibile al pubblico la maggior quantità possibile di informazioni e materiale araldico elaborato.
- diffondere: far rivivere nella società contemporanea l’uso dell’araldica, peculiare forma espressiva della nostra tradizione culturale.
http://www.centrostudiaraldici.org/
mercoledì 4 luglio 2018
martedì 3 luglio 2018
Nasce la Commissione Esteri di Aristocrazia Europea...
Visto i crescenti contatti, inviti, appuntamenti e impegni, determinati dalla continua crescita della nostra associazione culturale Aristocrazia Europea, la vice presidente Lali Panchulidze, con delega alle relazioni internazionali, su indicazione della presidenza, sta organizzando una vera e propria commissione esteri che si occuperà dei rapporti internazionali (associativi e promozionali, culturali e diplomatatici, cavallereschi ed ecumenici, ma anche commerciali ed economici). Nel gruppo sono subito chiamati come "Ambasciatori" tre professionisti esperti del settore come Gianfranco Guerra, Giancarlo De Col e Renato Maturo. Di diritto, fanno parte della commissione: i delegati esteri, i Principi appartenenti a Case già sovrane, i Vescovi delle Chiese ufficiali, parlamentari nazionali ed europei, appartenenti al corpo diplomatico, partecipanti a missioni militari internazionali e rappresentanti delle camere di commercio.
lunedì 2 luglio 2018
Il Generale Conte Doni Panchulidze Aznauri nel Comitato d'Onore di Aristocrazia Europea
Nel Comitato d'Onore di Aristocrazia Europea, fra l'autentica aristocrazia militare, siamo lieti di annoverare lo zio della nostra vice presidente Lali: Sua
Eccellenza il Generale Conte DONI PANCHULIDZE Aznauri, Capo del Klan della
Nobile Famiglia dei Panchulidze (Patrizi di Bisanzio, Cavalieri
Templari, Nobili del Regno di Georgia e Conti dell'Impero Russo),
appassionato ricercatore storico e commentatore televisivo, Presidente
della Fondazione Culturale Panchulidze (a sostegno della identità
georgiana e a tutela dei monumenti ortodossi nella antica regione del
Tao-Klarjeti, attualmente territorio turco), già ai vertici delle forze
armate georgiane (e prima sovietiche), ora attivo patriota nelle
associazioni combattentistiche e d'arma, uomo di grande carisma, stimato
per la sua coerenza e determinazione, ma anche per la sua starordinaria
umanità ed autoironia.